scheda tecnica
Un documentario di Raffaele Manco e Vittorio Martone
Fotografia e Montaggio Raffaele Manco
Produzione Vittorio Martone
Una Produzione Regione Emilia-Romagna e Lepida TV
“Credo di essere molto lontano da una maniera di vivere che mi piacerebbe”.
—Ayrton Senna
Queste parole di Ayrton Senna sono incise alla base del monumento a lui dedicato che si trova a Imola dietro alla curva del Tamburello, dove perse la vita l’1 Maggio 1994 all’età di 34 anni. Le ha scelte l’artista Stefano Pierotti che ha deciso di ritrarre Ayrton seduto su un muretto, gambe incrociate e testa bassa. Una posa iconica vista in molte fotografie e che rispecchia l’anima di quell’uomo giovane, bello, un vincente feroce ma che era ben consapevole delle proprie ombre e le manifestava senza paura. Ciò lo ha reso umano e molto vicino a tutti quelli che tifavano per lui e anche per quelli che non seguivano il mondo delle corse. Senna per molti è stato un tramite con il sentire della vita, le proprie emozioni, un apostolo per le nostre anime.
Il documentario in forma breve prova a raccontare questo sentimento, il ritratto di Ayrton Senna viene fuori di riflesso dalle testimonianze di chi l’ha conosciuto come il giornalista Giorgio Terruzzi che ci fa entrare nella Suite 200 (che dà anche il titolo al suo libro) dell’Hotel Castello a Castel San Pietro – Imola, dove Senna trascorse la sua ultima notte. Una stanza tenuta come allora da Luisa Tosoni, proprietaria dell’hotel che per anni ospitò Ayrton sempre nella stessa camera, che ancora oggi viene visitata da molte persone come una sorta di pellegrinaggio non solo per il Mito delle corse, ma per l’Uomo Senna, in una sorta di riconciliazione con sé stessi e le proprie emozioni.
Quelle stesse emozioni che salutano il suo monumento, anni di messaggi su pezzi di carta, fotografie, bandiere gonfiate dal vento e lasciate da migliaia di persone nel corso di 31 anni da quel maggio ’94. Le voci in diverse lingue a fare da sottofondo e la luce del sole che come una coperta avvolge la statua e tutti noi. Perché il fine di questo progetto siamo noi. Racconta di Ayrton Senna Da Silva il più grande pilota di tutti i tempi ma parla di noi tutti, delle nostre vite. Intense, interrotte, spezzate da eventi. Ombre che ci portiamo dentro e che ci rendono simili a lui “un uomo solo e per questo ancora pronto per farci compagnia”.