scheda tecnica

Un documentario di Raffaele Manco e Raffaele Marco Della Monica

Fotografia Raffaele Manco

Montaggio Raffaele Manco

“Esistono tre tipi di uomini: i vivi, i morti e i marinai”. Questa frase di Aristofane apre e sintetizza l’intento di questo documentario di raccontare una categoria di lavoratori del mare che non vediamo mai, circa 2 milioni di persone.

Sono i marittimi delle navi mercantili che movimentano 11 Miliardi di tonnellate all’anno sull’acqua, con una media di 120 mila navi. L’80% degli oggetti che possediamo provengono dal mare. Percepiscono stipendi molto bassi rispetto alle responsabilità e ai pericoli costanti. Filippini, cinesi, ucraini, indiani, sono le etnie che maggiormente compongono l’ossatura di questa struttura commerciale. Spesso con stipendi da fame.

Quando si arriva in un porto commerciale si ha l’impressione di oltrepassare un confine, una frontiera oltre la quale ci sono altri paesaggi, altre leggi e soprattutto altri uomini di cui si percepisce la presenza solo attraverso queste grandi macchine, queste gru che somigliano a insetti giganti, che da un momento all’altro sembrano afferrare anche l’auto sulla quale viaggi. È come entrare in un altro stato, e per stato intendiamo sia quello fisico che metafisico. E ci si chiede come fa tutto questo ferro a stare a galla.

INVISIBILI è stato girato tutto in Italia stando a terra, in porto, precisamente in quelli di Ravenna e Monfalcone. Salendo a bordo di alcune navi, ascoltando le voci e le storie di diversi marinai.

Nel documentario si possono sentire i rumori del porto che formano una vera e propria sinfonia di suoni che accompagnano lo spettatore da un posto all’altro. Come per il porto di Ravenna, dove ci vogliono circa 20 minuti di auto per attraversare i dodici chilometri di banchina sul lato destro e altri dodici sul lato sinistro. Ravenna movimenta circa 25 milioni di tonnellate l’anno e 100 mila marittimi.

Le gru lavorano senza sosta notte e giorno per svuotare queste enormi navi provenienti da tutto il mondo, le cui stive sono simili a piscine olimpiche. Le aziende private si occupano di scaricare, lavorare, confezionare e spedire le materie che arrivano. Entrano navi con semi di soia ed escono tir con bottiglie di olio.

La videocamera scende nel cuore della nave, alla sala macchine. È come entrare nel ventre di una caverna. Ci sono i motori in attività continua uniti da tubi, valvole, termostati. Somiglia molto a un set di un film di fantascienza. Il rumore assordante disorienta.

Per i marinai ucraini stare in mare per due anni è meglio che in guerra. Stanchi del duro lavoro di bordo, sognano un ritorno a casa che sa di paura. Ivan, giovane secondo ufficiale, sa che se tornasse a casa sarebbe sicuramente arruolato: “Non voglio questa guerra, la vita è molto importante per me. Non sono un soldato, sono solo un marinaio”.

Se per i marinai ucraini la nave è una via di fuga dalla guerra, per altri è invece diventata una prigione. È quello che è successo a un equipaggio di una nave in pessime condizioni battente bandiera Tanzania. Bloccati per mesi in Italia, nel porto di Monfalcone. L’armatore ha abbandonato nave ed equipaggio, lasciandoli lontani da casa e isolati da tutti. Senza stipendio, senza cibo e senza condizioni di sicurezza a bordo. La loro storia è uno dei tanti casi di navi abbandonate, navi fantasma, di vite sospese in attesa di riprendere il largo.

INVISIBILI un documentario di Raffaele Manco e Raffaele Marco della Monica realizzato per la serie Il Fattore Umano, andato in onda per la prima volta a Febbraio 2024 su Rai 3 e in versione audio podcast su Rai Radio 1.

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